Il teatro è spesso stato un’importante metafora nell’opera di Michael Frayn – dal farsesco Rumori Fuori Scena al filosofico Look Look (Spettattori). Con questa sua più recente commedia, presentata nel 2008 a Londra al National Theatre, Frayn rivolge la sua attenzione al leggendario regista-impresario austriaco Max Reinhardt, famoso per le sue colossali regie, la cui produzione della morality play medievale Everyman, nell’adattamento di Hugo von Hofmannsthal, viene ancora oggi rappresentata a Salisburgo in piazza del Duomo.

La storia di Everyman comincia con Dio che guarda dal paradiso sulla terra “everyman” che è l’impersonificazione del uomo comune. Dio manda la Morte con un messaggio per Everyman chiedendogli di preparare il conto della sua vita. Everyman offre alla Morte del denaro perché faccia a meno di lui, ma lei rifiuta e gli dice che però può scegliersi degli accompagnatori. Everyman sceglie Buone Azioni e Conoscenza che saranno le uniche a rimanere con lui davanti a Dio. Ebbene, Frayn usa la struttura di Everyman per esplorare e raccontarci la vita di Reinhardt.

Afterlife ha inizio nel 1920, e noi vediamo per la prima volta l’impresario ebreo che persuade l’arcivescovo cattolico di Salisburgo che c’è bisogno di uno spettacolo pubblico sulla possibilità dell’Uomo di cambiare. Il parallelo fra Everyman e Reinhardt è costante: ambedue sono dei materialisti accumulatori di ricchezza, e alla fine, come la figura simbolica della Morte chiama sé Everyman, così la carriera di Reinhardt viene distrutta nel 1938 dall’Anschluss.

Quello che Frayn vuole suggerirci è che l’Arte offre un equivalente della vita dell’oltretomba e che la sopravvivenza dell’idea visionaria di Reinhardt del teatro come sogno ad occhi aperti coincide con la redenzione finale di Everyman. Il testo è una gioiosa esplorazione dei modi in cui il linguaggio, la fede e l’arte esprimono e danno forma al nostro mondo. Non è solo una questione di arte che riflette la vita, ma di molteplici specchi che riflettono in continuazione un’infinità di possibilità, delle superfici brillanti tra le quali parole e azioni volano a una velocità maggiore di quella della luce.

Il sogno di Reinhardt è di eliminare le barriere tra teatro e vita, e l’arte, come il Reinhardt creato da Frayn, tende a raggiungere la Verità Assoluta. Un obiettivo impossibile, ma lo sforzo di raggiungerlo è, come l’incessante desiderio dell’Uomo di comprendere se stesso, la materia di cui è fatta la nostra vita disordinata.

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