Genet, Jean

Jean Genet 

Jean Genet (1910–1986) nasce a Parigi da madre nubile e padre sconosciuto, venendo affidato fin da piccolo all’assistenza pubblica e cresciuto da una famiglia adottiva nel Morvan. Da un’infanzia segnata da disciplina e silenzi, il suo primo furto a dieci anni segna l’inizio di una mitologia personale basata sull’esaltazione dell’emarginazione e del crimine. Adolescente errante, viene recluso nella colonia penale di Mettray, dove si delineano i temi chiave della sua poetica: l’omosessualità, la sottomissione e il potere.

Arruolatosi nella Legione Straniera, scopre il Nord Africa e il Medio Oriente, luoghi che ispireranno molte delle sue opere. Tornato a Parigi, vive di piccoli furti e frequenta le prigioni. Inizia a scrivere poesie e romanzi mentre è detenuto, attirando l’attenzione di Jean Cocteau e Jean-Paul Sartre, che ne difenderanno la libertà e l’opera. Le sue prime opere, censurate per il loro contenuto esplicitamente omosessuale e criminale, vengono pubblicate a sue spese e distribuite clandestinamente.

Tra i suoi romanzi più celebri: Notre-Dame-des-Fleurs, Il diario del ladro, Il miracolo della rosa, Querelle de Brest. Negli anni ’50 e ’60 si afferma anche come drammaturgo con testi come Le serve, I negri, Il balcone, I paraventi.

Negli ultimi decenni della sua vita si dedica attivamente alla politica, schierandosi con i movimenti di liberazione come le Pantere Nere e l’OLP, esperienze narrate in Quattro ore a Chatila. Morì a Parigi nel 1986 e fu sepolto a Larache, in Marocco, come da suo desiderio.

Genet rimane una delle figure più radicali del Novecento europeo, capace di trasformare la devianza in arte e la marginalità in potenza poetica e politica.

COLLEGAMENTI:

I PARAVENTI di Jean Genet

IL BALCONE di Jean Genet

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