Suffering the Witch, rappresentato a volte col titolo The American Witch, di David Foley ha come temi centrali la fede religiosa, il peccato, la colpa, la famiglia, il ritorno al passato.
La storia è quella di una giovane donna, Sharon, che decide di tornare nella sua comunità dopo un periodo di assenza di 17 anni, quando si era sentita costretta a fuggire dal suo paese natale – un piccolo centro fortemente intriso di fervore religioso pentecostale – in seguito ad uno scandalo in cui si era trovata coinvolta come vittima innocente.
Il motivo del ritorno è complesso: non è solo una questione di confrontarsi con le proprie origini, ma anche di fare i conti con un passato segnato da dolore, conflitti interiori, segreti e probabilmente da una qualche “colpa” non risolta.
Durante il suo soggiorno nel suo vecchio paese, la protagonista si scontra con l’ipocrisia della comunità religiosa, con il giudizio degli altri, con la sua stessa identità — ciò che ha lasciato dietro di sé, ciò che ha cercato di diventare lontano da lì, e ciò che ancora la lega al luogo.
Il ritorno si complica: emergono tensioni familiari, ricordi dolorosi, e la fede stessa diventa fonte tanto di conforto quanto di conflitto. Le dinamiche di comunità — il modo in cui le persone parlano, giudicano, “sentenziano” — diventano un terreno di scontro. La donna scopre che non è semplice tornare e ricominciare, perché il passato torna, il silenzio pesa, le aspettative e la colpa sono diffuse.
La conclusione è “tragica” o quantomeno amara: il ritorno non porta a una semplice riconciliazione, ma lascia aperte ferite che forse non si rimarginano. L’esperienza diventa una riflessione profonda su quanto la fede, la comunità e il passato possano segnare una persona, anche quando cerca di rifarsi un’esistenza altrove.
Cast di 5: 3D + 2U
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