Il 16 Gennaio prossimo (teatro Quirinetta di Roma, alle 11,30) ci sarà una conferenza stampa per presentare il primo CENTRO NAZIONALE DRAMMATURGIA ITALIANA CONTEMPORANEA.

E’ da settembre che molti autori, e in tutta Italia, si incontrano (ci incontriamo) per lavorare a creare un’unione che ci renda forti nei confronti delle altre figure professionali del teatro, con le Compagnie, gli Stabili e anche le Istituzioni politiche in modo da riuscire a riportare l’Autore e il Testo al centro dell’attenzione creativa. In questi mesi siamo facilmente riusciti a tenere fuori dalla porta le possibili piccole rivalità personali, e abbiamo anzi sempre affermato con grande convinzione che consideriamo patrimonio fondamentale le differenze stilistiche e creative di tutti gli autori partecipanti.

Nel corso della conferenza stampa presenteremo la bozza dello statuto che abbiamo elaborato e chiameremo a raccolta tutti gli autori italiani non ancora iscritti a partecipare alla stesura dello statuto definitivo e dare il loro contributo alla fase costituente del Centro.

Ma cos’è che realmente vogliono i drammaturghi italiani? Le nostre rivendicazioni sono sul piano della Cultura (e, perché no? Dell’Arte), che per noi scrittori equivale al diritto alla sopravvivenza, perché (per dirla con le parole di mio padre) in quanto intellettuali abbiamo la necessità “di alimentare con la nostra operosità il vigore della cultura. E nessuno può umanamente rassegnarsi alla fine dell’operosità a cui il destino l’ha chiamato.”

E la citazione – da Ritorno alla censura – continua: “Questa (operosità) vale talmente più della vita che la stessa filosofia moderna, dopo aver dimostrato l’inconsistenza logica dell’immortalità dell’individuo, ammette che la sola vita eterna a lui concessa è quella che egli vivrà nella sua opera. L’umanità dunque potrà chiedere all’individuo anche la rinunzia alla vita, ma non la rinunzia all’operosità per cui è nato. E’ un sacrificio, che nessuno, per qualsivoglia ideale, ha il diritto di chiedere, e che in realtà nessuno è riuscito mai a fare, se non al patto di non essere più la persona alla quale era stato richiesto il sacrificio.”

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