Poco più di duecentocinquanta anni fa Denis Diderot, il grande illuminista francese, pubblicò un romanzo che fece scandalo: il romanzo si intitolava Les bijoux indiscrets, dove i “gioielli” sono le parti più intime delle dame del bel mondo. Per effetto di un incantesimo, i “gioielli” acquistano il dono della parola, e, a un tratto, si mettono a raccontare, offrendo un imbarazzante ritratto della società a cui appartengono.
Diderot intende proporre critica di costume, satira politica e speculazione filosofica, nell’ambito di un progetto ambizioso quanto piccante. la commedia di Giampaolo Rugarli, IL SORRISO DELLE MIE LABBRA, restituisce la parola a un “gioiello” (uno solo), vissuto nel secolo che sta per chiudersi: non per discutere del mondo allo scadere del Millennio, eventualità forse deprimente, ma per testimoniare sui fatti che compongono la vita di ogni donna, dalla madre Eva in poi. Il “gioiello” parlante ricorda la più remota infanzia, i turbamenti dell’adolescenza, la felicità e l’infelicità dell’amore, la maternità, i sogni che non si avverano, la vecchiaia, la malattia, il destino che incombe.
Nelle ultime battute vi è il suggerimento di volgersi con serenità alla Terra, custode di eternità e di infinito: tale esortazione consolatoria propone una chiave per accedere a un gioco più dolente che pruriginoso.
Aggiungi Commento