Entro domani, 18 Ottobre, l’Università di Roma dovrà comunicare cos’ha deciso di fare riguardo il teatro Ateneo. Chiuso per lavori, si teme che l’intenzione sia di usarlo non come teatro, ma come Sala Congressi.  In circa dieci giorni, più di mille firme sono state raccolte affinché il teatro rimanga tale. Fra queste, la mia. Ho anche scritto al Rettore quanto segue:

Magnifico Rettore,
ho appreso che il Centro Teatro Ateneo dell’Università di Roma “La Sapienza”, per la prima volta in trenta anni di attività, non ha ricevuto il rinnovo a cui vengono sottoposti i centri di ricerca dell’università ogni sei anni, e che ogn…i decisione a riguardo è stata rinviata a fine ottobre.
Non riesco proprio a comprendere come si possa anche lontanamente pensare di prendere una decisione diversa da quella di tenere in vita un teatro che è sempre stato un centro per promuovere, diffondere fra i giovani e preservare la cultura del teatro, con la sua attività di ricerca e di conservazione della memoria del fare teatro nella civiltà contemporanea.
Per me è anche il luogo dove i miei genitori si sono incontrati: forse se non ci fosse stato il teatro dell’Università (all’epoca teatro GUF) io non sarei nata.
Nel primo capitolo di Paolo il Caldo, mio padre scrive: “L’inverno del 1941 cadde a Roma molta neve. Al teatro dell’Università giungevano in punta di piedi gruppetti di ragazze (…) D’un tratto dalla quinta fila delle poltrone, verso di me che sedevo in fondo alla sala, una ragazza trentina volse il bellissimo viso (…) Quando la ragazza tornò a voltarsi verso il palcoscenico, sprofondando nel pellicciotto che, sei anni dopo, sarebbe servito da cuccia al nostro cane Nina, io ero già innamorato…”
A parte che mi risulta che il Centro Teatro da molti anni non incide affatto sul bilancio della Sapienza perché autofinanzia la propria attività – è per me impensabile che oggi Lei pensi di seguire i dettami dei popoli della libertà che ci governano e che dimostrano in ogni occasione di odiare la cultura come neanche il fascismo si è mai sognato di fare,
Edward Bond ha scritto: “Onorate la città che fonda un teatro; sulle sue scene dite ciò che vi viene impedito di dire in tempi di oscurità”.
Mantenere acceso un lume anche nella più oscura delle notti dovrebbe essere il compito di ogni Ateneo: come potete pensare di farlo, senza un teatro?
Cordialmente
Antonia Brancati

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