La seconda commedia di John Osborne ad essere prodotta, Personal Enemy, è ambientata in una cittadina Americana nell’Agosto 1953, in “un’estate strana ed afosa” (secondo la definizione della poetessa Sylvia Plath per quell’estate in cui Julius ed Ethel Rosemberg vennero ritenuti colpevoli di spionaggio e mandati alla sedia elettrica a Sing-Sing) In un’atmosfera febbricitante, all’interno degli Stati Uniti in quell’estate si andavano intensificando le tensioni della Guerra Fredda, mentre l’insoddisfacente tregua con la Corea faceva poco per calmare le ansie per lo scemare della supremazia morate e militare dell’America.

Personal Enemy esamina queste tensioni attraverso il microcosmo della famiglia Constant, i cui membri vivono una normale vita tutta elettrodomestici e torte di mele in una tipica (e immaginaria) cittadina americana. Ma questa apparente normalità non durerà a lungo. Anche nei sobborghi, la Guerra Fredda non è mai troppo lontana: Don, il figlio maggiore dei Constant viene prima dichiarato ucciso in battaglia in Corea, poi viene accusato di aver simpatizzato con il partito comunista americano, infine di omosessualità, diserzione e tradimento.

In patria, sua sorella descrive la dilagante atmosfera di paura: “C’è un fermento crescente tutto attorno a noi. Lo si sente dappertutto, Mamma. La gente ha paura.”

Anche se I Rosenberg non sono mai menzionati direttamente, l’atmosfera di paranoia domestica risalta egregiamente, e gli accenni alle liste nere, alla testimonianza davanti ai comitati, o al licenziamento di un personaggio dal Dipartimento di Stato, fanno di questa commedia un raro esempio di teatro inglese anni ’50 impegnato e politico.

Nemico Personale è un’acuta e sottile drammatizzazione dei pericoli di tradire la propria integrità personale per evitare di opporsi a delle pressioni esterne. I personaggi si trovano costretti a decidere per sé e per gli altri, e, nel prendere posizione, sentiamo che in gioco c’è sempre qualcosa che trascende la loro vita quotidiana. Ma una scelta ancora peggiore sarebbe quella di non opporsi alle sopraffazioni della politica.

Aggiungi Commento